PAROLE IMPOSSIBILI


Ultimamente,
ho passato molto delle mie notti
camminando,
lentamente e senza meta,
per la città sempre più rigida,
aspettando il momento in cui
per le strade
non restano che poche,
torpide persone,
così da poter udire,
ad occhi chiusi,
sopra il rumore dei miei passi
e dei miei pensieri senza guinzaglio,
il battito dei loro cuori.
 
Ritmi fondamentalmente simili,
appena sfasati, 
esasperati e incupiti
o rarefatti e intorbiditi,
alleviati ed affini,
ma sempre, 
inconfondibilmente distinti.

Orgogliosamente unici.
Si scorrono accanto rifiutando
il conforto della somiglianza.
 
Poi, una notte,
quasi l’alba,
ecco un pulsare lento,
solo troppo intenso
per provenire da una persona sola.
 
Vorrei gridare,
spiegare,
alle ombre che si sfiorano
ai bordi di una pozzanghera
che 
nascosto sotto i cappotti pesanti,
portano addosso il segno
di una incomprensibile grazia.
 
Ma si allontanano
senza accorgersi neppure
dei loro corpi.


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